lunedì 11 maggio 2015

La Caverna

Nick la Giraffa si era appena addormentato, alla fine di una faticosa giornata in cui, mai seriamente concentrato nella lotta, era stato battuto ancora una volta dalla stramba Alce canadese. Ma era solo questione di tempo: sarebbe tornato al tempio l'anno successivo, e quello dopo ancora, e come prima visita, in fondo, non era andata male. Che l'Alce proseguisse pure la sua corsa, era il suo momento di sfidare il vecchio Re. Senza troppe speranze di vittoria. Il corpo della Giraffa, sinuoso e ripiegato, col collo ruotato e il capo poggiato sulla schiena, assecondava mestamente il respiro dell'animale: sereno e appagato, il giovane gigante si godeva il riposo.

Robin, il Leopardo delle nevi

Qualcuno tuttavia aveva altri piani per quella notte. Un maestoso leopardo delle nevi si stava avvicinando cautamente all'animale, ma non sembrava desiderasse attaccarlo, piuttosto pareva sorpreso dal suo aspetto. Girò due volte intorno alla Giraffa, quasi per assicurarsi che fosse davvero la creatura che cercava da qualche ora. Dopo averla annusata di nuovo, parve decidersi: con l'elegante muso albino toccò appena il busto di Nick, che oscillò leggermente ma, a parte questo, non diede altri segnali di risveglio. Il Leopardo insistette ancora, ma senza successo; allora si sedette e, senza troppa ferocia, ruggì. Stavolta l'effetto fu immediato: la Giraffa spalancò gli occhi stupiti e tentò di risollevarsi con fretta, il collo fuori controllo, apparentemente incapace di intuire la direzione giusta: le zampette ballerine continuarono a danzare confuse ancora per qualche metro, finché Nick non franò all'indietro. Il Leopardo si avvicinò sospettoso all'animale crollato, che adesso aveva la schiena e il muso rivolti dalla stessa parte.
<<Tu... hai davvero battuto la Bestia?>>
Ma per Nick, in quel momento, l'unica bestia era quella che aveva di fronte.
<<Non ti farò del male>> continuò il Leopardo. <<Però mi piacerebbe capire – e felpato si erse su una roccia lì accanto, gli occhi glaciali che ora perforavano la Giraffa dall'alto in basso – come ci sei riuscito. Non la incontro da anni, ma non avrei mai creduto che qualcuno come te... sarebbe stato in grado di vederla. Figuriamoci di sconfiggerla>>.
Un po' offeso e non del tutto sveglio, Nick si alzò in piedi, stavolta con calma, e troneggiò a sua volta, stendendo il collo, sopra il Leopardo. Goffo ma deciso, chinò il capo fin quasi a toccare quello del felino, che si ritrasse appena.
<<Sì che l'ho sconfitto. L'ho abbattuto proprio, lo scimmione. È brutto, e puzzolente, e...>>
<<Porta rispetto alla Bestia>>
Nick inclinò il muso, ancora indeciso se fidarsi o no del Leopardo. Certo, se lo avesse desiderato avrebbe potuto attaccarlo nel sonno, quindi non era pericoloso; ma quel tono di reverenza nei confronti della Bestia lo aveva stancato, sia nei nemici che nei seguaci.
<<Mi chiamo Robin. Non caccio da tanto tempo, ma alcuni si ricordano ancora di me. Adesso vivo nascosto dentro una caverna: esco solo per reclutare nuovi avversari della Bestia. Non che possa fare molto altro, purtroppo >>. Detto questo il Leopardo scese dalla roccia e si avvicinò alle zampe di Nick, che ne seguiva i movimenti col collo.
<<Allora – continuò – vorresti seguirmi?>>
<<Emm... seguirti dove?>>
<<Nella mia caverna, dove si radunano e vengono celebrati i nemici della Bestia: solo chi l'ha vista e battuta può entrarvi. E lì, lui non ci può trovare>>
Nick avrebbe preferito dormire, ma il vecchio Leopardo sembrava tenere molto alla questione, quasi fosse la sua ragione di vita; e negare un favore a quei gelidi occhi infervorati non gli sembrava opportuno, perciò...
<<Va bene, verrò. Fammi strada>>
Robin lo superò, incamminandosi verso nord, e disse: <<Lo sai, sei il più giovane ad essere mai entrato nella caverna. Speriamo sia di buon auspicio>>.
Iniziò a correre, con Nick al seguito.

Arrivarono a destinazione dopo ore di viaggio su terreni brulli; mentre procedevano, il percorso diveniva via via più roccioso e frammentato. Il sole dell'alba bagnava le pietre di rosa, e Nick iniziava ad essere piuttosto stanco – del resto, come aveva ammesso, il Leopardo non aveva certo faticato quanto lui – quando Robin rallentò la marcia e prese a calarsi per un pendio scosceso, agile e scattante, rallentando ad aspettare la traballante Giraffa.
<<Siamo arrivati>>.
L'entrata della grotta era stretta, e Nick riuscì a farsi spazio soltanto chinando il capo; era un lungo rettilineo di cui non s'intravedeva la fine, un corridoio illuminato da intermittenti fuochi dorati sulla parete di sinistra: la Giraffa vi scorse alcune statue marmoree, inserite in delle alcove poste appena sopra le fiammelle. La stentorea ombra del Leopardo, stagliata sul versante destro, regalava al felino un aspetto imponente. Robin si fermò, voltandosi ad osservare Nick.
<<Eccoci, questa è la mia dimora. La proteggo dai servi della Bestia.
Alla tua sinistra puoi vedere le statue degli eroi che sono stati in grado di fermarla, da quando era un piccolo mostro... ad oggi>>.
Riprese a camminare, e si arrestò soltanto di fronte alla prima scultura, un Nasica di piccole dimensioni.
<<Lui è Srichapan, che per primo ha scacciato la Bestia dai Sacri Prati. Era il 2003. Probabilmente non era cosciente di aver compiuto un atto per cui sarebbe stato ricordato, ma noi lo onoriamo comunque>>.
Avanzò di qualche passo verso la seconda statua, il muso bianco tinto d'oro dalle fiamme.
<<El Aynaoui, un meraviglioso ed elegante cavallo d'origine marocchina. Ha aggredito la Bestia dall'inizio alla fine del combattimento, non lasciandogli il tempo di erigere le proprie difese. Stati Uniti, sempre 2003. Anche lui, senza dubbio, non poteva immaginare che il mostro si sarebbe impossessato perfino dell'America, e forse solo adesso si sta godendo appieno quella vittoria.>>
Nick seguì la stramba visita guidata con interesse crescente, ammirando quei pezzi di storia, fin quando giunsero alla nona alcova: era più grande delle altre, ma la fiammella non mostrava altro che una cavità vuota. Il Leopardo parve turbato.
<<Questo posto, ahimé, spetta al Grifone nostro Re. Il primo a batterlo in un confronto finale, a combattere per sé stesso e per la difesa dei Sacri Prati. Lui sostiene che il male non si esaurisca al Mostro, e che una caverna simile non faccia altro che aumentarne il timore. Ma... - si guardò attorno, come se temesse di vederlo spuntare da un momento all'altro - il nostro Re ha paura del mostro, e nonostante l'abbia spesso sconfitto, tutti noi sappiamo... lui compreso... che non è abbastanza. Troppe volte ha temuto, troppe volte ha tremato. E non si perdona di essere volato via nel 2008, di aver lasciato sguarnito il Tempio dopo una difesa estrema, di averne permesso la violazione. È per questo e non altro, io credo, che non voglia essere ricordato qui. Lo ritiene limitante, e allo stesso tempo umiliante. Ma passiamo oltre>>.

La spiegazione continuò per almeno ora, e proprio quando la noia stava per impossessarsi definitivamente della Giraffa, il Leopardo si fermò e, per la prima volta dall'inizio del viaggio, gli rivolse un sorriso. Era di fronte a un'altra alcova senza padrone.
<<Bene, siamo arrivati. Il diciannovesimo vincitore della Bestia, Nick Kyrgios>>
Nick osservò basito la cavità, infilandoci dentro la testa.
<<Poggia le zampe sulle roccia>>
La Giraffa obbedì, facendo attenzione a non battere la nuca sulla sommità della caverna. Subito nell'alcova prese a generarsi una struttura marmorea, che in qualche secondo, tra frammenti e scarti, assunse l'aspetto di Nick – una riproduzione perfetta, soltanto un po' più piccola.
<<Bene, ragazzo. Tutti noi speriamo che sarai in grado di fermarlo ancora. Adesso vieni con me, abbiamo quasi finito>>.
Chiedendosi cosa ci fosse ancora da vedere, visto che era stato l'ultimo a stendere la Bestia, la Giraffa seguì il Leopardo curiosa, scrutando i tanti – ottimistici – spazi vuoti da riempire alla sua sinistra. Dopo una settantina di metri arrivarono alla fine del corridoio, o almeno così gli sembrò; Robin invece girò a sinistra e, non appena Nick riuscì a svoltare (con molta difficoltà) si accorse che il corridoio in quella zona andava ampliandosi, fino a sgorgare in un salone al cui centro svettava la statua, stavolta addirittura più grande dell'originale, del Leopardo. Il felino salì le scale, e si sedette accanto al proprio ritratto.
<<Io sono Robin Söderling, l'unico in grado di sconfiggere la Bestia nella sua dimora, il paludoso pandemonio parigino. Io sono il padrone di queste terre, e qui sono lieto di darti il benvenuto: siamo ancora in attesa che qualcuno riesca a ripetere la mia impresa, così da sedere al mio fianco da pari a pari. Alcuni ci sono andati vicini, ma nessuno finora è stato in grado di imitarmi.>>
Il silenzio scese tra loro, mentre il Leopardo guardava la Giraffa negli occhi, e il peso delle sue parole calava sulla giovane creatura.
<<La Bestia non mi ha mai perdonato, e ora non posso nemmeno cacciare. L'anno dopo mi ha battuto, torturato e perfino maledetto. Non riesco più combattere. Sono debole, e mi stanco dopo un minimo sforzo. Ma ne è valsa comunque la pena>>.

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